C5 Contenimento delle specie aliene

Il problema della rimozione di specie aliene invasive richiede l’adozione di particolari misure di cautela e approcci tecnici appropriati rispetto alle caratteristiche proprie di ogni singola specie. Nel caso del Carpobrotus, l’eliminazione dei nuclei di piante deve essere effettuata prima della fruttificazione e della disseminazione allo scopo di evitare un’ulteriore apporto di semi nel terreno. Appare preferibile intervenire al termine del ciclo vitale-riproduttivo di Calendula maritima, cioè a disseminazione avvenuta. Considerando l’opportunità di evitare il trimestre gennaio-marzo (periodo teoricamente ideale, per l’assenza di altre specie in fase di disseminazione) al fine di scongiurare fenomeni di erosione superficiale dei suoli liberati dalla copertura di Carpobrotus, è meglio concentrare l’estirpazione durante la stagione autunnale, quando solo poche altre specie attuano la dispersione dei semi. Poiché si prevede di intervenire perlopiù su nuclei di estensione limitata, concentrati in aree costiere seminaturali a bassa inclinazione che non presentano particolari difficoltà di accessibilità, si procederà con l’estirpazione manuale.

Tutte le specie di Carpobrotus producono uno strato considerevole di lettiera. Questa ospita ingenti quantità di semi che ne garantiscono la persistenza negli habitat restaurati e la loro successiva ricolonizzazione, compromettendo il successo degli interventi di eradicazione. Si consiglia dunque l’asportazione della lettiera insieme agli individui. Ciò va fatto avvalendosi di attrezzature a basso impatto (es. rastrelli), evitando con cura di asportare l’esiguo strato di terreno sottostante che, di contro, è caratterizzato dalla prevalenza di semi di piante autoctone. Particolare cura andrà posta agli interventi da realizzare in corrispondenza dei pochi nuclei localizzati in contesti maggiormente acclivi, allo scopo di evitare processi di erosione meccanica del suolo superficiale, con conseguenze indesiderate sulla composizione e sul dinamismo delle comunità vegetali indigene. La germinabilità dei semi per un periodo di almeno 5 anni dopo la dispersione, unita all’elevata probabilità che si verifichi una ricolonizzazione delle aree bonificate da parte di plantule di Carpobrotus nate da seme e da ricacci vegetativi dei frammenti di fusto sfuggiti al primo intervento di estirpazione, comporta la necessità di procedere ad una prima rimozione manuale seguita da eradicazioni manuali mirate nei 3 autunni successivi del Progetto. Prima di procedere all’estirpazione di Carpobrotus vanno individuate delle“compost areas”, cioè aree da destinare allo stoccaggio del materiale vegetale rimosso. Nei casi più facili(piccoli nuclei o singoli individui) la raccolta avverrà in loco in appositi sacchi neri, mentre si provvederà ad un rapido trasferimento degli individui o dei nuclei di maggiori dimensioni in contenitori stagni. Tutto il materiale verrà conferito direttamente nelle aree di stoccaggio e lì trattato per renderlo del tutto inerme scegliendo tra due opzioni in base a criteri economici e tecnici: 1) trinciatura o 2) copertura con teli di plastica nera per eliminare le piante sottoponendole a condizioni di elevata temperatura e umidità. Una volta accertata la morte di Carpobrotus, il materiale può essere essiccato e poi bruciato e/o trasformato in concime. Non essendo disponibili dati sull’estensione delle aree effettivamente interessate da nuclei di Carpobrotus,non è possibile fornire indicazioni di dettaglio sulla superficie che sarà interessata dall’intervento. Approssimando per eccesso si può stimare una superficie complessiva massima di circa 4 ettari, dislocate a Ronciglio, Tonnara di S. Giuliano e Isola Colombaia. In conseguenza a ciò, a fianco delle attività di intervento verrà registrata la precisa collocazione spaziale dei nuclei estirpati mediante strumentazione GPS di precisione submetrica, opportunamente proiettate nel Sistema Geodetico Nazionale Monte Mario, per il trasferimento sui documenti cartografici disponibili e l’utilizzo in successive fasi di monitoraggio.

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