C1 Produzione di materiale di propagazione in vitro per il rafforzamento e la reintroduzione
Al fine di realizzare le attività previste nelle azioni C.2, C.3 e C.7 la specie target sarà propagata con metodi alternativi rispetto alle classiche modalità di moltiplicazione (es. moltiplicazione per seme, moltiplicazione per talea) utilizzando nuovi protocolli di propagazione in vitro. Nel corso degli ultimi anni, numerose sono state le iniziative mirate alla diffusione delle potenzialità offerte dalle biotecnologie nel campo della conservazione ex situ della biodiversità vegetale. In particolar modo, tra le varie applicazioni delle colture in vitro, la micropropagazione svolge un’importante funzione e finora ha fornito risultati di estremo interesse. La micropropagazione permette infatti di ottenere in breve tempo un incremento esponenziale del numero di esemplari partendo da uno stock minimo di materiale vegetale di partenza raccolto in campo, senza così arrecare alterazioni significative allo stato di conservazione delle popolazioni naturali. Inoltre, il metodo prescelto è particolarmente indicato per la moltiplicazione della specie target, in considerazione soprattutto dei problemi di inquinamento genetico cui C. maritima si trova attualmente esposta a causa dei fenomeni di ibridazione con C. fulgida. Infatti, una volta individuati i genotipi di sicura identità genetica (vedi azione A.1), sarà da questi prelevato il materiale vegetale da utilizzare ai fini della moltiplicazione. Durante la prima fase il materiale raccolto in campo verrà sterilizzato e introdotto in vitro in modo da produrre una prima generazione di individui da utilizzare durante le successive fasi di moltiplicazione vera e propria. La moltiplicazione in vitro verrà quindi effettuata a partire da espianti nodali ottenuti nella precedente fase operativa, posti nelle migliori condizioni colturali già individuate nel corso di studi precedentemente condotti presso i laboratori dell’IBBR di Palermo. Gli individui ottenuti in questa prima fase saranno utilizzati nelle successive fasi di radicazione e acclimatazione facendo ricorso anche in questo caso a protocolli già validati nel corso di studi precedentemente condotti. Nello specifico, la radicazione delle microtalee verrà effettuata utilizzando gli ormoni radicanti più efficaci ai fini della produzione di un apparato radicale funzionale al trasferimento in pieno campo. Dopo la fase di induzione dell’apparato radicale, le nuove piante verranno acclimatate gradualmente fino al completo adattamento alle condizioni di pieno campo (vedi azione C.6). Prima del trasferimento in campo, infine, sarà necessario valutare la stabilità genetica dei nuovi individui ottenuti, come descritto nell’azione D.3.
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